di MASSIMO INTROVIGNE
Da “Nella prospettiva della IV rivoluzione“, articolo n.54 pubblicato su Cristianità nel 1979.
<<Il movente primo e occulto del fenomeno che il
pensiero contro-rivoluzionario denomina rivoluzione è l’empietà, l’odio contro Dio, che è cagionato dall’orgoglio e dalla sensualità e che risulta dall’eterno processo di illusione-delusione conseguente all’accoglimento dell’invito satanico all’utopia, espresso dall’«eritis sicut dii» della Genesi.
La Torre di Babele. Marxismo, ateismo e “neo-umanesimo” visti con gli occhi di Dostoevskij.
Poiché Dio è irraggiungibile, l’odio rivoluzionario si scaglia contro le sue opere, e anzitutto contro l’ordine dell’universo, giacché il mondo ordinato è riflesso della perfezione divina. L’odio contro Dio, divenuto odio contro l’ordine del mondo, si articola poi in odio contro la ragione, che riconosce e disvela tale ordine, e in odio
contro la tradizione, che è possibilità di tramandare la lettura dell’ordine del mondo compiuta dalle generazioni passate.
L’elemento che riassume l’odio rivoluzionario è la volontà di distruggere i legami del mondo, le connessioni e le interdipendenze che costituiscono la regolarità del creato e quindi le sue leggi e il suo ordine.
Il processo storico illustrato da Corrêa de Oliveira può essere letto in questa chiave: la I Rivoluzione, protestante-assolutista, distrugge i legami religiosi della società, il religamen (religio da religare, secondo la nota
ipotesi etimologica) che faceva dell’Europa medievale un’unica Cristianità; la II Rivoluzione, liberale-illuminista, distrugge i legami politici, le solidarietà organiche dell’antica società di ordini e di stati; la III Rivoluzione, comunista, con l’abolizione della proprietà privata, distrugge i superstiti legami economici.
Quella che Corrêa de Oliveira chiama « IV Rivoluzione», rivoluzione ulteriore allo stesso comunismo, si configura, in questa prospettiva, come tentativo di distruggere anzitutto i legami microsociali, dopo che l’ordine macrosociale è stato negato e sconvolto dalle rivoluzioni
precedenti […].
L’attacco ai legami che presuppongono un’alterità, e quindi una relazione tra soggetti diversi, non costituisce, tuttavia, l’elemento conclusivo della operazione rivoluzionaria. Se il movente della negazione dell’ordine del mondo è il fatto che quest’ordine riflette la perfezione di Dio, la Rivoluzione dovrà aggredire, da ultimo, l’ente che in modo eminente è creato a immagine e somiglianza di Dio, l’uomo, e volgersi contro i legami e le gerarchie che esistono in interiore homine>>.