di GIORGIO BIANCHI

Baricco in una celebre lettura affermò che depurando la realtà dai fatti, ciò che resta è storytelling. Nel mondo occidentale è rimasto solo questo. Oramai tutto è storytelling, la sostanza è caduta in secondo piano.
Vai al ristorante e il cameriere ti fa lo storytelling del piatto; compri un fuoristrada per girare in città, perché la pubblicità ti ha detto che si adatta al tuo carattere indomito; giri con la maschera all’aperto, perché le istituzioni ti hanno convinto che così sei responsabile. Ogni azione è dettata dall’emotivitá, dal desiderio di accedere a pieno titolo all’immaginario che viene di volta in volta proposto. L’acquisto di un bene, ma anche delle idee, oramai propagandate e vendute con le stesse tecniche con le quali ti rifilano a trecento euro un paio di jeans stracciati fatti in Cina, avvengono con le stesse modalità, attraverso i medesimi canali. Il design e la moda hanno sostituito la sostanza, anche per ciò che dovrebbe riguardare la coscienza. Oramai le idee si indossano a seconda della tendenza del momento.
Per questo motivo questa non è una guerra tra stati, ma un conflitto tra realtà e storytelling, tra la concretezza dell’acciaio delle armi e la fumosità e l’evanescenza della narrazione. È una lotta tra l’efficacia dei mezzi militari e quella della propaganda. Riusciranno le sanzioni prodotte dalla propaganda ad abbattere la Russia prima che le sue armi facciano capitolare Kiev e che gli effetti della crisi comincino a falcidiare le popolazioni europee?
La risposta è no, e lo abbiamo visto in Siria. Lo storytelling anche questa volta perderà, e alla fine tutti dovranno tornare alla realtà. La realtà è che il mondo si regge sui rapporti di forza. Quando tutti torneranno alla realtà, sarà guerra totale.